Connor Blog

środa, 10 października 2007

In Spagna è possibile, ma solo se in dialetto.

I partiti dell’opposizione, i conservatori e la Chiesa cattolica, ma anche parte della sinistra che si trova al governo in quel di Barcellona hanno mostrato non poche perplessità riguardo ad un progetto che impiega denaro pubblico per fini senz’altro opinabili. Giornali conservatori come l’ABC hanno avuto gioco facile nell’argomentare che le pubbliche risorse dovrebbero essere indirizzate verso obbiettivi più meritori, ed hanno apertamente parlato di “appropriazione indebita”.

di Ruggero Aledo

La promozione dell’autonomia delle amministrazioni regionali (Generalitat) è la politica che da alcuni anni il governo spagnolo va perseguendo con tenacia. Dopo 36 anni di franchismo all’insegna del più rigoroso accentramento di potere, negli ultimi anni le numerose regioni spagnole stanno riscoprendo forme di autonomia particolarmente avanzate. Aree come l’Andalusia, le Asturie, la Catalogna o la Galizia si sono viste concedere ampi poteri, al fine di tutelare le rispettive specificità. Ciascuna di esse ha così potuto adottare legislazioni ad hoc, riscoprire il proprio dialetto come lingua ufficiale, e promuovere la propria cultura all’estero.

Nessuno si aspettava però che tale obbiettivo fosse possibile anche tramite il finanziamento pubblico a film... porno. Strano, ma vero: la notizia proviene dalla Catalogna, la regione nella quale probabilmente più forte è la spinta autonomistica, e dove molti politici locali non nascondono l’idea di raggiungere la completa indipendenza. Nell’attesa che il sogno si realizzi, il governo regionale ha stanziato un cospicuo finanziamento (circa 15.000 euro) a beneficio di Conrad Son, nome che ai più non dirà assolutamente nulla ma che invece gode di fama di grande rispetto in quell’“universo parallelo” che è la cinematografia porno. Il regista si è infatti segnalato non solo per la cifra stilistica ed il numero delle sue opere (50 titoli in tutto, stando alle informazioni che si possono ricavare dal suo personale sito, dal quale si scopre anche che non disdegna, di tanto in tanto, di “recitare” nei suoi stessi film), ma anche per il fatto che nelle sue opere gli attori sono tenuti a parlare in lingua catalana. Quanto importanti e consistenti siano poi i dialoghi nell’economia di un film porno, è una questione che si può facilmente immaginare.

Ad ogni modo, è proprio per questa particolare “firma d’autore” che il regista si è visto concedere la generosa sovvenzione pubblica. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Son, tre distinti progetti – Laura non è sola, Memorie di un pesce e Il mare non è blu - sono già in fase di realizzazione. Non è dato sapere molto sulla trama dei soggetti (ammesso che a qualcuno interessi), ma sembra che i film, etichettati infatti come “film erotici per donne”, siano stati concepiti come mezzo per avvicinare le donne alla cinematografia porno, ovvero per avvicinarle alla prospettiva con la quale molti uomini si interessano al genere.

In attesa che il regista divulghi i risultati di questo esperimento - che con ogni probabilità tiene in trepida aspettativa l’intera comunità scientifica - sono montate, inevitabilmente, le polemiche contro la decisione dell’autorità regionale catalana.

I promotori: “Tenere duro”

I fautori dell’iniziativa cercano di minimizzare la polemica continuando a supportare il progetto. In particolare, il regista Conrad Son ha tenuto a specificare che i film in questione non possono essere considerati autentici porno, quanto piuttosto film erotici, poiché provvisti di un copione e di una trama di tutto rispetto. “So cosa significa fare un vero film porno” - ha sentenziato Son, contattato dal Sunday Telegraph - “e conosco la differenza”. Ipse dixit, verrebbe da replicare: se lo dice lui, c’è da fidarsi. E da sperare al contempo che nessuno qui in Italia, in preda ad un sussulto di orgoglio regionale, decida di emulare l’iniziativa proponendoci film porno in lingua veneta o siciliana. Finanziati con i soldi pubblici.

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