Connor Blog

środa, 10 października 2007

Come al solito i miei tempi sono lunghetti e sembrava che questo post fosse caduto in prescrizione,ma per chi è curioso di sapere ancora come effettivamente sia andata la serata dell'ormai lontano 4 giugno, ecco qualche delucidazione!
L'evento in questione si è svolto a Eboli, piccola cittadina della Piana del Sele (quella delle mozzarelle per intenderci o dove, pare, si sia fermato Cristo...), nella suggestiva location del chiostro di San Francesco, inserito in un evento più grande, da Eburum a Eboli 2006 giunto alla sua diciassettesima edizione, per promuovere gli antichi usi e costumi della cultura e tradizione ebolitana.
L'idea di fondo della manifestazione, quest'anno, era la provocazione dei cinque sensi dei visitatori per cui erano previsti percorsi che intersecandosi tra loro, sovrapponevano sensazioni e suscitavano emozioni diverse a seconda dello stimolo percepito. E, evento nell'evento, la gastronomia, alla quale erano riservati stand di prodotti tipici locali, degustazioni di vino, formaggi, salumi, olio e dolci e, naturalmente, il convegno a cui ho fatto da moderatrice sulla cucina ebolitana attraverso le ricette delle monache. (E' andato tutto bene...fiuuu) Tra i relatori, era presente anche Maurizio Somma, titolare del ristorante il Papavero.
A porre un freno alla mia tensione da ansia da prestazione (era quello infatti il mio esordio come moderatrice) proprio lui, il medico biologo che da qualche anno a questa parte ha deciso di intraprendere, parallelamente al suo lavoro che tra l'altro svolge ad ottimi livelli, l'attività di ristoratore.
Lui, Maurizio, eclettico, colto non si definisce ristoratore: la sua è una vera e propria passione o, come la definirei io dopo la chiaccherata con lui ante convegno, una missione.
Dal momento che ha deciso di aprire questo ristorante, bello anche da vedere curato nei minimi particolari dove davvero si può a gran voce dire che niente è lasciato al caso, ha avuto ampi riconoscimenti e anche dal Gambero Rosso. Bonus stratosferico per i prezzi, sfacciatamente bassi per la qualità che offre e per la professionalità dei suoi dipendenti.
La sua è una ricerca attenta e costante di materie prime di ottima qualità, territoriali la maggior parte, ma soprattutto una ricerca sempre oculata dei prodotti migliori per esaltare al meglio tutti i piatti preparati. Questo ovviamente richiede competenza, passione e costi. E nonostante ciò, in questo ristorante, dove tra l'altro anche la scelta dei vini è intelligente, si paga davvero poco. La sua passione poi si è sposata appieno col suo intuito, quello di aver creduto in Domenico. Domenico Vicinanza è lo chef del ristorante, giovane, ambizioso, creativo e umile allo stesso tempo, ha tutte le potenzialità, secondo me, per diventare un grande e infatti anche per lui i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare: è risultato il migliore chef emergente della Campania al Cooking and Wine di Vitigno Italia, giudicato niente po' po' di meno che dallo stranoto Heinz Beck.
Ma torniamo alla serata del 4 giugno...dicevamo...nel chiostro del complesso monumentale di san Francesco, nell'area "Serate del gusto" a cura del ristorante il Papavero, un percorso gastronomico d'eccellenza attraverso piatti preparati da Domenico e Teresa di Napoli, validissimo secondo chef, con la partecipazione straordinaria di Don Alfonso Iaccarino. Ero stata invitata con questa premessa, che se avessi visto "la mala parata" avrei tranquillamente indossato una maglietta nera e avrei dato una mano a togliere e portare piatti. Purtroppo sono arrivata in netto ritardo, c'era il rischio che non arrivassi proprio per niente visti i problemi "macchineschi" che si sono venuti a creare all'ultimo momento e, mortificata per il mancato aiuto, a testa bassa, alle ore 22.00 passate, ho messo piede nel bel chiostro. L'atmosfera era incantevole, luci basse e candele, ragazzi e ragazze dalla faccetta pulita che giravano avanti e indietro con vassoi pienidi piattini come quelli che vi ho mostrato, tra questi la giovane figlia di Maurizio che orgogliosamente ha chiesto al papà di poter dare una mano anche lei per l'occasione, ovviamente anche Maurizio usciva con i vassoi ricolmi e, nonostante la stanchezza, trovava sempre il tempo di scambiare battute con i commensali. Don Alfonso, con un simpatico cappellino blu con visiera, entrava e usciva dalla cucina da campo allestita per l'occasione e si prestava sorridente alle domande della stampa e dei fans invitati. Io ovviamente per il mio ritardo qualche piatto me lo sono perso, qualcuno me lo sono divorato dimenticando che avevo la macchina fotografica nella borsa, per cui all'appello mancavano: il cuore di carciofo pestano con gamberetti, il soffiato di ricotta con pesto di zucchine e alici confit, bresaola (ottima) con bignè al formaggio, soppressa di polipo, (divorati senza fotografie) e il piatto di tonno di don Alfonso che non ho visto e del quale non ho potuto avere descrizioni esaustive, ahimè.I piatti che ha preparato Alfonso Iaccarino oltre al tonno che mi sono persa sono questi:

vesuvio di maccheroni e rondella di pan di spagna con ricotta,salsa di liquirizia e cristalli di zucchero
Il vesuvio di maccheroni, buono e bello, era praticamente una pasta al forno con tanto di polpettine e ottimo formaggio che si scioglieva in bocca, su questo letto di pomodoro e basilico. Cottura perfetta dei maccheroni e di tutti gli ingredienti e giusto al centro del "vesuvio", nel suo cuore, a sorpresa un tuorlo d'uovo magistralmente cotto, non rassodato del tutto e che si scioglieva al toccare della forchetta.
La rondella di pan di spagna era un rotolo di pan di spagna con della ricotta ben mantecata, ottima e delicatissima, striato di crema alla liquirizia finissima e ricoperto di cristalli di zucchero.

Questi invece alcuni dei piatti preparati da Domenico. Ricapitolando quindi, Don Alfonso ne ha preparati 3 e Domenico tutto il resto, e io non potendo riportare di nuovo tutte le foto ho riproposto i più significativi, ovviamente dovendo escludere quelli che mi sono pappata senza testimonianza visiva...


Pacchero freddo al basilico caldo e Gnocchetti al fagiolo con fagioli di contursi e seppioline

Anche questi piatti parlano da soli, il pacchero era perfetto, freddo per davvero, che dava tutto lo spazio alle cozze per esprimere la loro freschezza, la crema di basilico, calda, che faceva da letto era ottima e accompagnava il pacchero e le cozze senza contrastare i sapori.

La zuppetta era una meraviglia. Difficile distinguere gli gnocchetti dai fagioli, se non per l'occhiello, stesso colore e stessa consistenza. Bonus!

E per ultimo ho lasciato il super piatto della serata.

Crema di castagne su cialdina di cioccolato fondente (75% madagascar) e nocciole, dischetto di pasta frolla su crema di nocciole di Giffoni.
Buonissimo! Posso dirla tutta? Mi è piaciuto molto molto di più della rondella di pan di spagna. Tutt'e due notevoli, senza ombra di dubbio, ma il sapore della crema di castagne, la crema di nocciole, la cialdina gustate insieme erano una meraviglia.

Ora, per concludere,bisogna considerare che il tutto è stato preparato in una cucina da campo allestita per l'occasione, che non ci sono stati fondi per la serata, che tutto è stato organizzato da una sola persona, che i ragazzi e i cuochi hanno lavorato fino all'alba del giorno dopo, e dall'alba del giorno prima, che tutti si sono dati un gran da fare per rendere la serata piacevole e informale allo stesso tempo, che Don Alfonso è una persona squisita, che insomma se Eboli si svegliasse un poco, forse eventi del genere sarebbero ancora più perfetti e darebbero a chi li organizza, la giusta soddisfazione che meritano!

PS: dimenticavo il vino, non ci posso credere, un solopaca passato in barrique, "Pietre Sparse" Santimartini, ottimo, ma io non lo conoscevo mica!!!!

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